Industria 4.0, la transizione digitale inizia ora

INDUSTRIA 4.0

La transizione digitale inizia ora!

 

Il settore manifatturiero rappresenta un quinto del Prodotto interno lordo italiano, ed è stato sempre l’asse portante dell’economia made in Italy. Ha continuato a esserlo anche durante la pandemia, come indica il Purchase Managers’ Index della manifattura, che ha registrato una crescita durante gli ultimi otto mesi.
Quello che è mancato, finora, però, è stato un impulso forte e deciso per la digitalizzazione del settore. È un riflesso di un più complessivo ritardo nazionale, dato che l’Italia è quart’ultima in Europa nel Digital Economy and Society Index (DESI), che tiene conto di indicatori come la connettività, l’uso dei servizi internet da parte dei cittadini, l’integrazione della tecnologia digitale da parte delle aziende e la digitalizzazione dei servizi pubblici.
Qualcosa, però, nel mondo industriale italiano, si sta muovendo. Dall’“Industria 4.0 Survey 2021” realizzato da The Innovation Group e Contact Value nel febbraio scorso, emerge che l’81% delle aziende ha già qualche iniziativa di questo tipo e il 59% anche più di un progetto. E secondo un report di Deloitte, durante la pandemia il 63% delle imprese italiane consultate non solo non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di Smart Manufacturing, ma ha accelerato il finanziamento.

Sono proprio le soluzioni digitali, dunque, lo strumento più importante per superare la crisi innescata dal Covid e, insieme, rilanciare la competitività. Non è un caso che la digitalizzazione sia una delle principali leve su cui la Commissione Europea punta per portare a compimento il Piano d’azione, mentre sta per partire la nuova programmazione 2021-2027 dell’Unione e c’è il capitolo del Next Generation Eu, con un occhio di riguardo per le Pmi. E lo stesso vale per le iniziative specifiche del governo italiano.
La questione centrale è quella della digitalizzazione dei processi industriali. Un cambiamento di paradigma che comporta l’integrazione in chiave digitale di tutti i settori dell’azienda, a partire ovviamente dall’analisi delle esigenze dei clienti e dalle potenzialità del mercato, passando attraverso la progettazione per arrivare alla produzione, ed estendersi quindi alla logistica, alla vendita e al servizio di post vendita, in un flusso costante di dati che collega macchinari, persone e sistemi. E un’opportunità di integrare al proprio interno nuovi processi produttivi, nuove strategie, nuove figure professionali, dando spazio all’innovazione, liberando la creatività e consentendo di ottimizzare i costi, velocizzare la gestione, migliorare l’efficienza.

L’industria 4.0 è quella che mette insieme tecnologia, automazione, intelligenza artificiale, Internet e la capacità di catturare e processare i cosiddetti Big data attraverso la data science, perché i dati vanno interpretati. Servono a questo software come il Manufacturing Execution System (MES), un sistema per la gestione, il controllo e l’ottimizzazione dei processi produttivi; l’Advanced Planning & Scheduling (APS), per pianificare la produzione allo scopo di governare i processi di supply chain; il Workforce Management: per la gestione ottimizzata dei turni del personale; sistemi integrati di Safety & Security per gestire tutti gli aspetti relativi alla sicurezza fisica (controllo accessi, videosorveglianza, antincendio, antintrusione), alla salute e sicurezza sul lavoro, nonché all’audit dei processi ; l’Enterprise Resources Planning (ERP), che gestisce le risorse aziendali, o il Warehouse Management System (WMS ), che presiede invece al magazzino. E l’Asset Management, cioè il monitoraggio dei consumi energetici e l’utilizzo razionale delle risorse: perché le soluzioni per il risparmio energetico e quelle per la manutenzione preventiva e predittiva degli impianti non solo consentono una maggiore efficienza, ma aiutano anche le aziende a percorrere il cammino dello sviluppo sostenibile.

Cambiano dunque gli scenari, anche dal punto di vista finanziario. Gli incentivi ai macchinari tradizionali sono destinati a diminuire, mentre verranno introdotte aliquote più alte per le apparecchiature più tecnologiche, capaci di collegarsi all’Internet of Thing e creare un vero e proprio ecosistema digitale.
L’attuale piano Transizione 4.0 mette a disposizione risorse per 23,8 miliardi di euro (gran parte dei quali finanziati con le risorse del Recovery Fund destinate all’Italia) per stimolare gli investimenti privati e favorire la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese italiane.
Questo significa particolare attenzione per hardware e software, attrezzature e beni strumentali d’impresa e tecnologie digitali, compresi investimenti in cloud computing, big data, robotica avanzata, banda ultralarga e ammodernamento digitale.